Il tema della separazione e di come poterla affrontare è centrale nella psicoterapia e nella psicopatologia. La separazione da una persona per noi significativa porta con sé tutta una serie di vissuti complessi da affrontare, espressi con dolore, ansia, sensi di colpa, confusione.
L'ansia da separazione è propria solo dei bambini?
Questa è un tratto patologico che caratterizza non solo i bambini, fino a pochi anni fa era catalogato esclusivamente come disturbo infantile.
Se riusciamo a comprendere effettivamente quali sono i significati dietro questo tipo di ansia possiamo estenderla anche a molte situazioni che colpiscono l’adolescente, il giovane e l’adulto, e che superficialmente sono catalogate come altro.
In questo articolo ti darò la definizione psichiatrica classica di ansia da separazione, nella quale sono correttamente descritti i sintomi più salienti del disturbo. Andremo poi ad approfondire secondo la mia interpretazione Cognitivo-Costruttivista quali potrebbero essere i significati latenti dietro questo tipo di ansia.
Qui ti faccio anche una doverosa precisazione: fare una diagnosi psichiatrica e psicopatologica è difficile, è essenziale conoscere chi si ha davanti, non si fa unicamente sulla base di qualche sintomo, non si fa mai a sé stessi nemmeno se siamo specialisti del settore.
Ovviamente per far diagnosi è necessario essere formati ed essere Psicoterapeuta, Psichiatra o Psicologo, gli articoli su internet hanno un significato divulgativo e non possiedono alcuna velleità diagnostica. Le diagnosi si fanno in studio con lo specialista durante una visita.
Ansia da separazione: definizione
Fatta questa parentesi assolutamente necessaria proseguiamo con la definizione di ansia da separazione. Il DSM-5 (2013) descrive l’ansia da separazione come uno stato di paura o ansia eccessivo all’allontanamento (o quando questo si paventa) delle figure significative per la persona.
Il tentativo che farà la persona sarà quello quindi di evitare il distacco o ripristinare la vicinanza con la figura importante per lui.
Soprattutto se bambino, il paziente che soffre di ansia da separazione sarà portato a fantasticare su scenari spaventosi, tipo l’essere rapito quando è solo, oppure immaginerà di incontrare mostri fantasmi, ladri, tutte le minacce che potrà creare con la sua fantasia.
Potrà anche immaginare che possa accadere qualcosa ai suoi genitori, e quindi rimanere da solo e sprotetto.
La persona sofferente di ansia da separazione, quando gli si prospetterà l'evento temuto, proverà altresì un corredo di sintomi, generalmente con una forte componente fisica, quali vomito, mal di testa, mal di stomaco, dolori addominali.
Questo tipo di disturbo talora è associato a panico, all’angoscia e alla rabbia alla separazione dalle figure importanti, alla continua richiesta di prossimità fisica a queste figure.
Abbiamo delineato in cosa consiste questo quadro, che a prima vista sembra unicamente infantile, ma nella realtà clinica troviamo molti adulti che lo esprimono, spesso celato dietro altri sintomi.
A volte, è necessario sottolineare, che anche l’adulto ha fantasie terrificanti rispetto alla separazione o alla solitudine ma, a differenza di alcuni bambini, ha maggiore imbarazzo nel comunicarle.
Questo perché le emozioni quando sono forti prendono il sopravvento sulla razionalità e quindi ci fanno immaginare cose alle quali non crediamo, ma che ci spaventano ugualmente.
La visione di sé stesso e del mondo di chi ha l'ansia da separazione
Tendenzialmente chi soffre di ansia da separazione ha una visione del mondo come minaccioso (Guidano,1992) e spesso tale minaccia è poco strutturata, come se l'ansioso stesso avesse difficoltà ad immaginarla ma ne provasse ugualmente il timore.
La persona ha quindi paura di ritrovarsi in una situazione nella quale affronta le avversità da solo, senza l’appoggio di una figura che percepisce come protettiva. L’ansioso tenderà a voler controllare la vicinanza e gli allontanamenti della figura protettiva rispetto a sé.
Quando si sentirà troppo protetto, avvertirà un senso di perdita della sua autonomia e proverà sentimenti di costrizione, spesso con sintomatologia fisica. Rispetto a questo tenderà quindi a voler allontanare l’altro per recuperare dei suoi spazi e vivrà con curiosità e paura la sua solitudine.
Quando il senso di solitudine diventerà eccessivo vorrà recuperare la vicinanza dell’altro protettivo.
In tutto questo gioco di allontanamenti e avvicinamenti se l’ansioso sente che l’altro sfugge dal suo controllo, proverà quindi un forte senso d’ansia e tenderà a voler stabilizzare il rapporto con la persona protettiva percepita come poco controllabile.
La persona che soffre di questo tipo di ansia tenderà quindi a stabilire rapporti basati su un tema di dipendenza (associata a senso di protezione ma al contempo costrizione) e voglia di indipendenza (associata a senso di pericolo/solitudine ed al contempo curiosità).
Molto sinteticamente: come ci si orienta in psicoterapia?
In psicoterapia, con un lavoro strutturato sulle emozioni, si aiuta l’individuo a non polarizzarsi su questi aspetti, ma ad oscillare emotivamente fra queste dimensioni percepite come antitetiche. Si aiuta da un lato ad avere una concezione più astratta della costrizione, e dall’altro una percezione della solitudine meno minacciosa e più stimolante.
Il paziente imparerà quindi come affrontare una separazione con un minore senso di emergenza emotiva, di ansia e maggiore coscienza dei propri bisogni e di quelli dell'altro.
BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association (APA). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing, 2013.
Guidano V., (1992). Il Sé nel suo divenire. Bollati Boringhieri, Torino.
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