Il lutto è uno dei fattori di stress più caratteristici e più drammatici a livello individuale.
Un evento luttuoso non è semplicemente la perdita fisica di una persona amata, ma implica una rimodulazione della presenza dell’altro che passa da un piano fisico ad uno spirituale.
L’essere umano ha una capacità limitata di dare un senso alla morte, proprio perché abbiamo (soprattutto nella nostra cultura giudaico-cristiana) un’idea del passato, del presente e del futuro.
Nel caso specifico della morte però questa idea viene messa in crisi, in quanto il futuro non è delineabile se non in termini religiosi o estremamente fantasiosi.
La morte può essere concepita come un trapasso verso un altro mondo o come un inizio di un’altra vita. Tutto ciò ci fa vedere quanto siamo legati all’idea di circolarità del tempo, di un futuro che debba giungere necessariamente.
Non possiamo invece concepire se non con angoscia senza nome il concetto di non-esistenza, la cessazione massima di ogni esperienza cosciente e di fatto dell’annullamento percettivo. Costruiamo una fantasia riguardo all’immaginarci non-esistenza e cadiamo nel paradosso, negando di fatto questa non-esperienza.
Di fatto, visto che non possiamo sapere ciò che avviene alla morte, tutto ciò che ci immaginiamo rappresenta una fantasia futura, quindi in un certo qual modo, una rielaborazione incompleta della morte stessa.
In questo articolo daremo una forma al processo di superamento del lutto e successivamente proporrò un’idea di come potrebbe essere una psicoterapia che tenga conto dell’evento luttuoso.
Quando una persona viene a mancare si instaura un meccanismo di superamento del lutto secondo corde molto personali. Tuttavia possiamo riconoscere varie fasi, spesso mescolate, che accompagnano il luttuoso nella sua elaborazione.
Il modello attualmente maggiormente riconosciuto è quello della Elisabeth Kübler-Ross (1976), nel quale si delineano le fasi generali di questa dolorosa elaborazione.
Le 5 fasi del superamento del lutto
Negazione/rifiuto
Lo shock molto spesso induce la persona a non voler credere a ciò che sta accadendo. Il meccanismo di difesa della negazione serve appunto a creare una scissione tra l’esperienza cosciente dell’individuo ed il dato di realtà.
In termini cognitivi la persona vuole autoingannarsi che quanto è successo sia falso.
Le manifestazioni cognitivo-comportamentali alla morte di un caro possono essere le più varie: la persona riferisce di vedere respirare il defunto, può presentare episodi di anestesia emotiva o euforia “come se ciò non lo toccasse”, talora ha allucinazioni uditive oppure semplicemente rifiuta categoricamente la sua morte.
Rabbia
Situazione nella quale la persona si arrabbia, diventa ansiosa, ha paura ed investe gli altri con questa tonalità emotiva attribuendo loro la colpa o addirittura alla Divinità. L’individuo avverte un senso di ingiustizia e si chiede per quale motivo sia accaduto proprio a lui. Può essere un momento di richiesta di aiuto o di chiusura in sé stesso.
Contrattazione/patteggiamento
Va ad alti e bassi. Fase di negoziazione nella quale l’individuo inizia a riacquistare un senso di controllo su sé stesso e sul mondo provando ad investire su altro e spostando l’attenzione. La persona comincia ad entrare “a patti” con sé stesso o con Dio su temi che coinvolgono sfide esistenziali.
Depressione
La persona entra maggiormente a contatto col proprio senso di perdita. Si rende conto che col defunto ha perso tutta una serie di abitudini che lo hanno reso chi è oggi. Ovvero che hanno contribuito a donargli un senso di identità.
L’individuo quindi è triste ed arrabbiato, tenderà a deprimersi consapevole del fatto che la perdita dell’altro è anche la perdita di una parte importante di sé.
Accettazione
Profonda accettazione della perdita del defunto. L’altro è morto, quindi è importante raccogliersi e comunicare al morto ciò che gli si ha da dire. Vi sono momenti nei quali si parla col defunto, si entra a patti con lui. Si accetta che non c’è più fisicamente e che non potremmo compensare più con lui quel senso di mancanza.
L’accettazione stessa diventa quindi il superamento del lutto, si riconosce la realtà della perdita subita e si può quindi andare avanti tenendo salda dentro di sé l’immagine che avevamo dell’altro.
La psicoterapia che tiene conto del lutto
Il dolore non si può eliminare dalla propria vita. Da un certo punto di vista questa emozione è il tentativo di far sopravvivere la memoria dell’altro dentro di noi. La psicoterapia infatti non può essere finalizzata all’eliminare questo dolore, ma ad accompagnare la persona nelle sue fasi del superamento del lutto.
Ci sono situazioni nelle quali l’individuo si fissa in alcune fasi e non riesce ad elaborarle correttamente, con la psicoterapia si cerca di integrare (nel rispetto della fase nella quale si ritrova l’individuo) il ricordo dell’altro nel paziente luttuoso.
Questo permetterà al paziente stesso di vivere con maggior consapevolezza la propria sofferenza e quindi di trovare risorse più efficaci per affrontare l’evento luttuoso fino ad arrivare ad una più armonica accettazione.
BIBLIOGRAFIA
Elisabeth Kübler-Ross. La morte e il morire, Assisi, Cittadella, 1976 (edizione originale 1969).
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